Birmania o Myanmar?

Si parla molto in questi giorni di quanto sta accadendo in questo tormentato paese del sudest asiatico, cerchiamo innanzitutto di capire come mai usiamo a volte il termine Birmania, altre quello di Myanmar.

Birmania è la denominazione originaria legata all'etnia maggioritaria dei Bamar e, quindi, è nome sgradito alle minoranze locali. Myanmar è stata invece adottata nel 1989, dopo il colpo di stato che ha portato al potere la giunta militare. Myanmar viene da Myanma e dato che Mramna in birmano è anche la lingua scritta, da qui si originerebbe il nome attuale. La scelta di Myanmar (ma anche di Yangon al posto di Rangoon, la capitale) si spiega con il tentativo dei militari di ingraziarsi le minoranze etniche che apprezzavano maggiormente la nuova denominazione. Chi protesta contro questo regime nel mondo usa la parola Birmania e gli stessi Stati Uniti nei giorni scorsi hanno ufficialmente dichiarato che non avrebbero mai più usato il termine Myanmar.

La toponomastica, cioè il ramo della lingua che studia i nomi di luogo, ha registrato negli anni molte variazioni di denominazione di stati. Pensiamo, ad esempio, a tutti gli stati ex colonie che progressivamente hanno riacquistato il nome orignario oppure lo hanno cambiato.

Un caso. Lo Zimbabwe fino al 1980 era Rhodesia, parola quest'ultima che deriva dal nome di un britannico, Cecil Rhodes, che ottenne il permesso dalla corona inglese per lo sfruttamento delle risorse minerarie di questa regione. Zimbabwe, invece, è un termine nella lingua locale shona, che si attribuisce alle rovine di una antica città dell'Africa del Sud situata nell'odierno stato dello Zimbabwe.

Non cambiano solo i nomi degli Stati ma anche quelli delle capitali. Ad esempio, cambierà - sembra - il nome della capitale amministrativa sudafricana, non sarà più Pretoria ma Tshwane. E ha in mente di cambiar il nome alla propria capitale anche il presidente venezuelano Chavez: Caracas dovrebbe diventare - secondo la sua proposta di modifica della Costituzione - Cuna de Bolivar y Reina del Guaraira Repano, vale a dire Culla di Bolivar e Regina del Mare fatto Terra.
Nome lunghissimo e che ha ovviamente suscitato un gran dibattito.

Guraira Repano deriva dalla tradizione che vuole che in tempi antichi la zona di Caracas fosse una pianura. Un giorno le tribù che la abitavano offesero la Dea del Mare che mandò una onda gigante. La gente si inginocchiò, chiese perdono e l’onda si trasformò all’ultimo momento nella montagna alle cui pendici si stende la vallata che ospita la città.

Ma i nomi dei luoghi possono cambiare non solo per volontà di un presidente, di una giunta militare o per fatti della storia. Spesso ci sono ragioni ben diverse. Ad esempio, perchè il nome è volgare o vergognoso. Sacrofano (provincia di Roma) un tempo si chiamava Scrofàno; Orvinio (in provincia di Rieti) era Canemorto; Pisoniano (vicino Roma) era Pisciano. Capovalle (dalle parti di Brescia) una volta era Hano (e gli abitanti si chiamano ancora hanesi); Poggio Sannita (provincia di Isernia) era Caccavone; Silea (vicino Treviso) era Melma. In Umbria ci fu anni fa una rivolta popolare per cambiar nome a Bastardo, frazione di Giano. Resistono ancora Fallo (provincia di Chieti) e Perito (vicino Bergamo). Un ultima curiosità: dopo la 2ª guerra mondiale, tutti i toponimi ribattezzati dal fascismo vollero riprendere i nomi originari. Solo Borgo Littorio, nel Lodigiano, rinunciò e preferì un terzo nome e, dal patrono, si è detto Borgo San Giovanni. Fino al 1929 si chiamava infatti Cazzimani (che poi vuol dire Ca’, cioè casa della famiglia Zimani). Ma i suoi abitanti, ahimè, son detti ancora cazzimanini. E credo non siano molto contenti...

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