Cassanata

Neologismo che rispunta periodicamente, merito del suo onomaturgo, alias Antonio Cassano. Il calciatore barese ieri è tornato protagonista non per prodezze calcistiche ma per le sue intemperanze comportamentali.

Gli eccessi di Cassano sono da anni talmente unici e singolari che ormai hanno un proprio termine di riferimento: cassanate. Parola, spiega la Gazzetta dello Sport, inventata nel novembre del 2002 da Fabio Capello. I due all'epoca alla Roma, il barese imbestialito perché aveva capito che non avrebbe giocato contro il Perugia, non si presenta in ritiro e si prende una multa: non era la prima e non sarebbe stata certo l'ultima.

La cassanata sfonda nel gergo e su Google sono oltre 8mila le pagine web che la riportano. La cassanata diventa sinonimo di marachella (per dirla con termini edulcorati) se non di vera e propria cazzata. Tra cassanata e cazzata, in fondo, vi è pura affinità fonetica.

Cassanata è la stupidata: l'insulto, le corna, le offese ... la cassanata non è solo un episodio ma è l'evidenza più acuta di un atteggiamento, una sorta di patologia comportamentale. Chi applica la sociologia al calcio, spiega l'etichetta con le origini del calciatore (figlio dei quartieri degradati) e con la sua istintività all'eccesso (il che spiegherebbe anche i suoi repentini sbalzi d'umore: prima l'ira e poi il pianto). E allora chi usa il termine cassanata come sinonimo di idiozia, stupidaggine, stronzata, deve prestar molta attenzione perchè usare cassanata è come confessare che si è commessa una cretinata perchè in fondo fa parte della propria natura.

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