Clandestino

Da oggi i lanci pubblicati quotidianamente nel notiziario Dires - frutto della collaborazione tra l'agenzia Dire (canale Welfare) e l'agenzia Redattore Sociale - non contengono più la parola clandestino riferita a persone immigrate. Faranno eccezione solo le eventuali dichiarazioni contenute in comunicati stampa e riportate tra virgolette. Anche nella trascrizione delle interviste e delle dichiarazioni raccolte la parola clandestino viene evitata, a meno che essa non sia ritenuta indispensabile o opportuna per chiarire il pensiero dell'intervistato o per riprodurre fedelmente illinguaggio dello stesso.

Al posto di clandestino verranno usati di volta in volta i termini più adeguati al contesto delle singole notizie, come irregolare, migrante, immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona, cittadino, lavoratore, giovane, donna, uomo, ecc...

Viene inoltre evitata la parola extracomunitario, tranne in quei rari casi in cui sia essenziale per chiarire aspetti tecnico-giuridici.

"Oltre a essere impropria, la parola clandestino ha sempre più assunto nell'immaginario collettivo un'accezione offensiva espesso criminalizzante, che rischia di estendersi a tutta la popolazione immigrata", afferma il direttore di RedattoreSociale, Stefano Trasatti. "Eliminare questa parola dal nostro notiziario ci sembra una scelta doverosa e di rispetto della dignità delle persone straniere. Sia di coloro che, pur vivendo in Italia da tempo, per qualche motivo non sono in regola con il permesso di soggiorno, sia soprattutto di tutti quelli che, provenienti da storie di estrema povertà, hanno affrontato viaggi drammatici per arrivare nel nostro paese".

"L'uso di un linguaggio corretto- aggiunge il direttore di Dire, Giuseppe Pace- è sempre importante per un'agenzia di stampa, ma lo è ancora di più quando si trattano fenomeni, come l'immigrazione, su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo. Ogni giornalista in questo dovrebbe fare la propria parte". (Fonte: Agenzia Dire)

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