Birbantelli

"Non c'è nessun ritorno di Tangentopoli" anche perché "tutti i partiti hanno il finanziamento pubblico" e dunque si tratta di "fatti personali che rientrano nelle statistiche" che "dimostrano come su 100 persone possono esserci ''1, 2, 3, 4 o 5 individui che possono essere dei birbantelli o dei birbanti che approfittano della loro posizione per interesse personale". Lo ha detto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un'intervista rilasciata a due agenzie di stampa nel suo studio a Palazzo Grazioli.

Scrive Filippo Ceccarelli, su
la Repubblica, che "nella scala Mercalli del lessico berlusconiano il termine birbantelli si colloca appena un gradino sopra birichino". In effetti, birbantelli evoca un tono leggero, scherzoso, quasi benevolo. L'obiettivo del presidente Berluscono è quello, probabilmente, di sdrammatizzare e minimizzare la vicenda.

Ci sono precedenti illustri. Nel 1992, all'alba di Tangentopoli, Bettino Craxi definì "un mariuolo" Mario Chiesa, allora Presidente del Pio Albergo Trivulzio. Più diretto e sdegnato il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che usa "volgare lestofante" e "ladro". E come non ricordare i furbetti del quartierino, espressione nata per mano di Stefano Ricucci nel 2005 in rifermento alle banche estere che stavano scalando due banche italiane comportandosi come le bande furbette dei quartieri di Roma. Un effetto boomerang, visto che poi l'espressione è entrata nel lessico comune con riferimento opposto: i furbetti del quartierino sono diventanti proprio Stefano Ricucci, Gianpiero Fiorani e gli altri.

Vien da sorridere, ripensando a mezzo secolo fa quando Giancarlo Pajetta (in occasione delle elezioni del 1953 con la cosiddetta legge truffa), coniò contro i democristiani l'espressione forchettoni a indicare chi fa politica per arricchirsi e ingrassarsi.

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