Bunga bunga

Bunga bunga, eccola qua l'espressione che si candida seriamente a diventare la parola dell'anno. Dipenderà anche dagli effetti non tanto linguistici ma soprattutto politici che produrrà. Intanto però, gli effetti sul linguaggio quotidiano sono sotto gli occhi di tutti.

Bunga bunga è diventato un tormentone: dai titoli dei giornali fino alla parodia di Elio e Le Storie Tese sulle note del celebre Waka Waka di Shakira.

Le prime pagine di alcuni quotidiani, il 30 ottobre, sono emblematiche: "Il bunga bunga di Fini" (Il Giornale), "L'elisir di bunga vita" (Libero), "Il bunga bunga dei notai" (Il Tempo). Ma si potrebbe continuare all'infinito. E Gazzetta dello Sport e Tuttosport, il 31 ottobre, hanno aperto la prima pagina con un titolo identico: "Bunga bunga Juve".

Bunga bunga da barzelletta (che ricicla secondo uno slang registrato nei dizionari britannici un violento stupro di gruppo) a gossip sessuale finisce col diventare espressione jolly declinabile in differenti sfumature.

Per Annalena Benini (Foglio) si tratta di una rivoluzione linguistica e antropologica tanto che l'arcoriano bunga bunga scalza illustri precedenti come il tuca-tuca (Raffaella Carrà), il bingo bongo (Adriano Celentano) o il bongo bongo (Renzo Arbore). Qualche esempio? Scrive Annalena: “Bunga bunga a tutti”, ha un tono augurale facilmente equivocabile, come anche “oggi mi sono svegliato molto bunga bunga”, ma “bunga bunga sarai tu”, esprime chiaramente il concetto, anche nel caso di incontro con un tipo strano, “guarda quel bunga bunga”, in caso di mal di testa, “ho un micidiale bunga bunga”, e in occasione di accesi contrasti d’opinione, “è roba da bunga bunga”.

Lunga vita dunque al bunga bunga. Ascolta la puntata andata in onda su Radio Radio

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