Scarpaccio

E' l'ultimo caso di nome di fantasia, inventato per trarre in inganno o per contraffazione, che investe il settore alimentare italiano, balzato alle cronache in questi giorni.
Scarpaccio (anziché carpaccio) è il nome di un prodotto di carne confezionata che all'inizio di agosto ha intossicato un uomo di 40 anni di Torino. Lo scarpaccio conteneva un batterio pericoloso, il listeria monocytogenes, in quantità gigantesche. L'uomo forse confuso dal nome, aveva mangiato il prodotto crudo nonostante la confezione indicasse che andava consumato previa cottura e aveva accusato crampi, vomito e diarrea finendo in ospedale. Le autorità giudiziarie hanno avviato un'inchiesta e avanzato ipotesi di reato di commercio di sostanze alimentari nocive e frode in commercio.

Il panorama dei prodotti taroccati è ampio e variamente documentato: parmesan, regianito, makkaroni, cambosola ... tanto per citarne alcuni. Neologismi malaugurati che danneggiano il Made in Italy nel mondo. Tanto che si parla di "Italian Sounding" per identificare tutti quei prodotti, presenti soprattutto sui mercati americani, che riportano in etichetta nomi, immagini, colori, slogan chiaramente italiani o evocativi dell'Italia.

Ma il "taroccamento" investe anche il mercato nazionale, tanto che la Coldiretti ha lanciato l'allarme denunciando la lista dei piatti "acchiappaturisti" più a rischio e degli inganni più comuni. Lo scarpaccio rappresenta il caso più estremo e pericoloso di un fenomeno comunque diffuso e odioso.

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