Le parole che rivelano le bugie

Usano meno pronomi di prima persona come "io e me" oppure tendono a scrivere mail molto lunghe. Il linguaggio può essere rivelatore di chi dice bugie. Insomma, le parole possono contribuire a smascherare i bugiardi. 

E' quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori della Carnegie Mellon University secondo il quale gli scienziati hanno tutte le armi per dimostrare se una persona nasconde uno scomodo segreto. Altro che macchine della verità! 

E' sufficiente prestare attenzione al linguaggio: più ingannevole, contraddistinto da parole emotive più negative e meno pronomi come "io" e "me". Ma non basta. Anche la posta elettronica può esser d'aiuto per scoprire una menzogna: chi ha un segreto tende a scrivere mail molto lunghe e con maggiore frequenza dopo l'acquisizione dello stesso. 

Per dimostrare le loro tesi, i ricercatori americani hanno fatto alcuni esempi concreti. Come l'ex presidente degli States George W. Bush che prese ad utilizzare molti meno pronomi singolari (come "io" e "me") prima di invadere l'Iraq, esattamente come fece Harry Truman prima che gli Stati Uniti sganciassero la bomba atomica su Hiroshima. Più recentemente, il caso di Dzokhar Tsarnaev, il presunto attentatore della maratona di Boston, che nei suoi messaggi Twitter pare abbia incluso un numero decisamente inferiore di pronomi di prima persona dall'ottobre del 2012 in poi, periodo in cui il fratello Tamerlan tornò dal suo viaggio in Russia e iniziò presumibilmente a caricare materiale estremista su Youtube. 

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