Onlife, una vita che non distingue più tra online e offline

La nostra vita? E' ormai costantemente online tanto che sarebbe meglio usare il neologismo onlife, parola che indica la commistione tra esperienza online e vita offline.

Alla Commissione europea "il neologismo onlife gli è piaciuto" dopo "la pubblicazione del mio volume The Onlife Manifesto", spiega oggi sul Corriere Fiorentino Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford. E la Commissione Ue promuove una iniziativa (The Onlife Initiative) che punta a ridefinire il concetto di "spazio pubblico' nell'era digitale

La maggior parte della popolazione ormai "vive onlife, una vita che non distingue più tra online e offline", (Floridi su Treccani.it) e dove dove distinzioni scontate come quelle fra reale e virtuale diventano fluttuanti e incerte.

La nuova condizione determina anche un mutamento dei rapporti umani e dell'evoluzione dell'"essere umano nell'era dell'iperconnessione". 


Oltre agli aspetti legati al divario digitale, alla protezione dei dati, alla conoscenza e molto altro ancora, Floridi affronta gli effetti sull'identità umana quando siamo perennemente collegati: "Nell'onlife si crea una tensione tra due poli: da un lato ciascuno di noi si sente come il protagonista di un film, pensa che al resto del mondo interessi l'infinita mole di informazioni private che condividiamo su Facebook; dall'altro scopriamo di essere un granello di sabbia insignificante, ai margini del mondo globale. Questa tensione tra centro e periferia l'onlife lo ha moltiplicato".

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