La Var o il Var? Risponde l'Accademia della Crusca

Sabato 19 agosto ha fatto il suo esordio sui campi di calcio della Serie A ed è già al centro di una discussione linguistica. Stiamo parlando del Video Assistant Referee, l'arbitro aggiuntivo che esamina le decisioni degli arbitri in campo attraverso la visione dei filmati. Un tempo, Aldo Biscardi l'avrebbe chiamata la "moviola in campo", oggi si usa l'acronimo Var. Ma si dice la Var o il Var? In questi giorni, giornalisti, commentatori e addetti ai lavori hanno declinato Var al femminile o al maschile, indifferentemente. 

Prova a far chiarezza Marco Biffi, esperto di anglismi e responsabile internet dell'Accademia della Crusca. Ecco cosa ha dichiarato al Corriere Fiorentino.

«Var è l'acronimo di Video Assistant Referee e sicuramente è più corretto il maschile. La traduzione in italiano sarebbe assistente video dell'arbitro. Le sigle  prendono il genere dal nome principale che ne esplicita il significato, in questo caso assistant, assistente. Nella lingua italiana poi quando le parole vengono dall'inglese, a meno che non ci sia qualcosa di specifico che riporti al femminile, hanno sempre il maschile, perché assolve la funzione del neutro. In  Var, inoltre, ci sono tutti sostantivi che italiano hanno un corrispettivo maschile».

Ma è possibile però anche un'altra interpretazione.

«A volte, una sigla viene utilizzata come aggettivo, ad esempio Tav può essere il  treno ad alta velocità o la linea ad alta velocità. Quindi se si intende come tecnologia o come la vecchia moviola può essere pure la Var». Insomma, l'uso più corretto è al maschile, «ma — conclude Biffi — siamo solo agli inizi, per una versione definitiva bisognerà analizzare come la parola Var  sarà utilizzata da giornali e tv. Come cioè entrerà nel linguaggio comune».

Insomma, la risposta la darà solo l'uso nel tempo.

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